A Noto l’orologio non serve, il tempo sembra essersi fermato. E’ il colore delle pietre che cambia con l’inclinazione dei raggi del sole a scandire le giornate.

Primavera, estate, autunno o inverno non fa differenza: il sole ti accoglie e ti accompagna tra i monumenti in stile tardo Barocco che l’Unesco ha riconosciuto come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Facciate e balconi, palazzi nobiliari e chiese maestose fanno della città conosciuta al mondo come la Capitale del Barocco un piccolo gioiello incastonato in un territorio così affascinante e misterioso da scoprire che, quasi quasi, ti vien voglia di tornare indietro nel tempo e recuperare quello perduto. Quello sciupato perdendo l’occasione di vivere Noto.

Noto è memoria ed avanguardia: nel 1693 la città medievale costruita sul Monte Alveria e mai espugnata, fu distrutta dal terribile terremoto e, anni dopo, furono la forza, l’arguzia, l’intuizione e l’ingegno dei cittadini di allora a permettere alla urbs di rinascere, stavolta a valle, sul dolce pendio del Colle Meti. In un sito in cui è risorta con più splendore: bella, maestosa e silenziosa.

Noto è quindi un acquarello preservato dalle intemperie: i colori si fondono in quell’orizzonte che traccia la continuità tra scorci diversi per caratteristiche morfologiche e specificità storica. Noto è una caccia al tesoro, un itinerio che ne comprende altri cento. Noto è da scoprire:  dalle necropoli (Castelluccio) alle riserve naturali (Vendicari), dai resti dell’antica Roma (Villa del Tellaro) alle colonie greche (Eloro). Qui ogni dettaglio non è mai dettato dal caso. Noto è quel luogo fuori dal tempo che rende noto il potere salvifico e liberatorio della bellezza.

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