Una mamma non ti chiede come stai. La risposta ce l’ha nel piatto.

Perché quando ti siedi a tavola, lei capisce se sei triste o felice, gonfia o affamata. E’ in quel momento che cadono le domande e si fanno spazio i racconti, gli aneddoti, pure i silenzi, che curano perché corroboranti per lo spirito prima che per il corpo. Perché se hai una domanda, la risposta spesso non la trovi dentro di te ma nell’animo profondo di una mamma, in cucina. E le sue parole hanno sempre potere saziante.

Saziano come i biscotti che ho preparato oggi per lasciare che il profumo del forno coprisse quello dei disinfettanti, per isolare queste mura dal dolore che ho dentro e che mi rende così empaticamente vicina e sensibile a tutti quei figli che, in questi giorni drammatici per l’intera società, hanno perso impotenti un amico, un padre, uno zio, un parente a causa della progressione di una malattia inattesa e improvvisa.

Morire così, dall’oggi all’indomani, costretti a un rapido e dissacrante addio, senza rendersene conto, spezzando centinaia e centinaia di vite perché quando muore chi ami, inevitabilmente una parte di te si spegne pure, per sempre. Assieme a quei progetti da condividere; ai fiumi di parole che lasciano spazio al rumore del ventilatore di una terapia intensiva; a cocci di sogni spezzati che giacciono tra le sale d’attesa di un ospedale e altri sul sagrato di una chiesa.

Questa sera, nel contenitore, per realizzare i biscotti in un giorno che celebra il mio onomastico, sforzandomi di ripristinare ai fornelli la normalità di un momento di festa, ho messo pochi ma semplici ingredienti basilari: farina, uova, zucchero, zeste di limone, burro e… sale. Tanto sale, quello delle mie lacrime. Per questo vorrei dedicare il 20 marzo, che celebra Sant’Alessandra, protettrice degli uomini, a chi oggi pensa di non aver più la forza per andare avanti.

A tutti quei figli improvvisamente orfani di persone amate, vorrei regalare un’immagine: chiudete gli occhi per un momento, siamo seduti su un prato verde a mangiare biscotti. In lontananza si odono le voci di chi oggi fisicamente non è piu qui ma che ci chiama per avvisarci che è pronto in tavola, con una voce squillante che viene da quei polmoni adesso pieni di vita.

Ho riempito contenitori di biscotti per coprire il sapore amaro della sofferenza. Condividiamoli, assieme alla fragilità della nostra esistenza. Nutriamocene, assieme ai ricordi che chi non ce l’ha fatta lascia nelle nostre ricette piene d’amore.

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