Sicilia, laddove l’Europa non finisce ma comincia e il turismo di prossimità è sempre esistito.

Un viaggio in Sicilia è anzitutto un’immersione nella storia, come sfogliare un manuale di tradizioni e memorie che hanno tratto origine dalla lunga vicenda di quest’isola. La Trinacria dei Greci è la terra dei contrasti : il suo mare sterminato si apre alle comunicazioni, mentre le valli chiuse sono inclini alla meditazione e al silenzio. Queste divergenze costituiscono l’anima della sicilianità che si esprime nelle rappresentazioni estive al Teatro Greco di Siracusa, tra uliveti e muri a secco e nelle mille manifestazioni tramandate di generazione in generazione che uniscono fede e folklore.

Per questo chi vive in Sicilia esperisce facilmente la dimensione della vacanza. Lo sanno bene, ad esempio, i residenti del Sud Est, coloro che hanno fissato dimora nel territorio compreso tra l’Eloro e i Monti Iblei, ma soprattutto lo testimoniano i nostri avi, quei saggi nonni che il « turismo di prossimità », la frontiera oggi aperta dagli « over the top » del settore travel, l’avevano attraversata anni e anni fa. È vero però che questo umile fazzoletto di terra vocato da sempre a specifiche attività di coltivazione, allevamento e artiginato, in cui ricadono le municipalità di Avola, Pachino, Portopalo di Capo Passero, Rosolini e Noto, ha consumato la verginità turistica relativamente da poco, acquisendo maturità del proprio valore grazie ai potenti riflettori puntati da terzi sulla spettacolarità dei monumenti e sull’ingegno delle sue laboriose genti. Uomini e donne che portano in grembo il seme della resilienza. La stessa con cui all’indomani del catastrofico terremoto del 1693 si adoperarono per ricostruire le città rase al suolo, edificando bellezza dalle macerie con una visione nuova della vita, adattando strade, piazze e vicoli alle esigenze di un’epoca che fece dello stile Barocco la firma più prestigiosa. Quella forma opulenta d’arte che, secoli dopo, valse il riconoscimento Unesco al Val di Noto. Nacque una stagione di creatività artistica che si concluse all’inizio del Novecento con l’affermazione del Liberty. E decori floreali come vestigia di un passato antico oggi adornano Avola, rompendo la rigidità della pianta esagonale di una città nota al mondo per l’antico vitigno e per quella mandorla che Sciascia definì « dall’ovale perfetto ». Continuando il cammino lungo la via elorina, immersi in un contesto paesaggistico straordinario compreso tra lo Ionio con il suo litorale di spiagge di sabbia fine e dorata e la frescura delle alture iblensi, si arriva a Noto. La sensazione è quella di trovarsi in un teatro senza quinte e a cielo aperto, in cui va in scena uno spettacolo di luci e ombre, di anime pullulanti, di pietre che si accendono al sole, di cammini di viandanti ma anche di pellegrini che, sulle orme di San Corrado, giungono al Monte Alveria. Varcato l’ingresso della porta della Montagna di Noto Antica, errare è il modo giusto per esplorare il sito. Da qui si scivola agevolmente verso Cava Carosello e, una volta giù a valle, si alzano sipari su immagini di rara bellezza che ispirano bucolici versi fuori dal tempo. Versi paradisiaci e richiami che si odono anche in contrada Giasira dove si raggiunge quasi l’estasi mistica nell’attraversare Cava Prainito, il canyon in cui scorre l’omonimo torrente del fiume Tellaro, un eden che per lo spettacolo offerto ha meritato l’appellativo di Cava Paradiso.

Per le sue peculiarità questo florido territorio è flessibile alle esigenze del viaggiatore, a chi sceglie di percorrere spazi che si trasformano, senza artificio, in luoghi da vivere col cuore. E il cuore, o meglio la venerazione del Sacro Cuore, conduce a Rosolini, città fondata come borgo solo nel 1712 ma nota per la straordinarietà di siti archeologici che insistono nella sua area, come l’Eremo di Croce Santa, e per un frutto il cui l’odore sul finire dell’estate si diffonde fitto nell’aria : il carrubo. Se di profumi e di sapori si vuol parlare, bisogna necessariamente virare verso il mare. Nel comprensorio di Pachino, la patria del ciliegino, ricade Marzamemi, oggi tra le mete più ambite sull’isola per le suggestioni capace di evocare, per i tramonti che fanno sognare, per le paranze gustate con le gambe penzoloni sul molo. Il borgo di pescatori, già location di numerose pellicole, strizza l’occhio alla vicina Portopalo, famosa per i peschereggi che ogni giorno approdano garantendo genuinità e avvincenti storie di e dal mare.

Un lembo di terra, quello orientale, animato da un fitto palinsesto di appuntamenti che, da anni, movimentano flussi turistici locali, a favore di un turismo interno, domestico, lento e fruibile in tutta sicurezza, ovvero di prossimità. Una tendenza questa balzata solo adesso alla cronaca di un mondo che si prepara a ripartire. Ripartire dall’abitante del luogo che si scopre il moderno viaggiatore di un nuovo modo di fare turismo, che punta sul valore dei luoghi di sempre non sempre pienamente conosciuto. Si riparte dalle voci, dunque, dalla narrazione affidata alle persone, ai cittadini, alle comunità. Uno storytelling delle emozioni, meno filtrato, più autentico e originale, in un aggettivo « locale ». Locale non si riduce ad apprendere come ottenere il succo d’uva o cucinare una scaccia. Il « Like a local » è la filosofia del viaggiatore, l’attivazione di tutti i sensi per creare connessioni a livello fisico, spirituale, sociale interagendo con le persone. Si compie, dunque, un passaggio di testimone in questa grande rivoluzione del viaggio che oggi esce dai depliant plastificati dei tour operator e chiama in soccorso l’oralità dei maestri del territorio. Puntare sul brand territoriale implica perciò la necessità di un dialogo tra pubblico e privato che coinvolga l’intero sistema. Significa passare dai tecnicismi dei tavoli all’applicazione di modelli pratici su strada, nei vicoli, nei quartieri di periferia, dopo aver maturato la consapevolezza delle risorse di cui si dispone per promuovere prodotti ed erogare servizi associati a un neonato brand culturale che punta sull’identità.

Se l’invito al viaggio nella Sicilia del Sud (b)est si fonda su queste basi, su una solida strategia e una visione chiara, la sfida del territorio sarà vinta oltre che vincente. Ma la prossimità diventerà ricchezza in quella terra di luce, più a Sud di Tunisi, laddove l’Europa non finisce ma comincia, solo se la rete continuerà a essere tessuta con robuste maglie di gusto, sentimento e autenticità. Come è sempre stato. In omnia secula seculorum.

 

Alessandra Brafa

 

 

 

 

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