
La Sicilia, terra di contrasti, se la conosci diventa come l’aria: necessaria.

La Sicilia è un sogno che ha una consistenza fatta di odori e sapori. Una terra a forma di tavolozza in cui si amalgamano i migliori colori. Dall’azzurro splendente del suo mare che all’orizzonte si confonde al blu profondo delle notti d’estate addolcite da insistenti cicale che cantano storie di miti, di gesta, di resa e di amori.

Terra che ammalia e colpisce per il verde degli uliveti carichi di acini generosi di extravergine d’oliva dei Monti Iblei, e per il giallo della pietra di Comiso che ingentilisce chiese e monumenti. Le ombre dei palazzi nobiliari di centri storici barocchi svelano fiere profili di putti e forme fantasiose. Le case, invece, alla sera si illuminano d’immenso e le città si trasformano in piccoli presepi in attesa del Messia.

Dal loro patio si stagliano viste spettacolari e si gustano sapori d’altri tempi, come quando la domenica il casaro officia il rito sacro della ricotta che sale. Un atrio che proietta verso una distesa di terra vergine che toglie il fiato, mentre il profumo del pane di casa restituisce pace e ripristina l’armonia col creato.

Dall’argento sui banchi del pesce di Ortigia al rosso delle vigne di Vittoria e Pachino che versano lacrime di Cerasuolo e Nero d’Avola, all’arancione conteso da sterminati appezzamenti di aranceti e fichi d’india, presuntuosi questi ultimi, sporgono indefessi ai cigli delle strade.

Il rosa dei mandorli in fiore anticipa il frutto di un amore: la mandorla di Avola e Noto la cui storia si narra di fronte a una granita, capace di confortare il corpo dal caldo estivo e la mente dagli asfissianti rigori invernali.

Un’estasi dolce e profumata che non teme la concorrenza del salato. Qui è tutto assurdamente bello e strano, si ha sempre come l’impressione di incontrare Montalbano. Così, mentre ci si avvia sulle tracce del Commissario, si svela all’improvviso quel gran set cinematografico a cielo aperto che è il Patrimonio dell’Umanità.

In Sicilia si bussa alle porte ma anche all’anguria, nella speranza che questa ricambi con il suono palpitante del suo cuore. Al suo rosso acceso fa da contraltare il nero della corazza dei ricci di mare che esalta il bianco sporco delle canotte segnate dal sudore della vita di uomini che attraccano nei porticcioli della speranza. Il bronzo di corpi violati volutamente dal sole si alterna al candore di chignon platino di donne vissute vestite di nero, a testimonianza di un lutto che non vede consolazione né luce.

La Sicilia è una mamma generosa, che adotta figli da ogni dove. Per tutti quelli che si portano dentro la Sicilia, per sangue o contaminazione, arrivare qui significa toccare le emozioni, odorare la terra, ascoltare le voci, guardare la gente, gustare le proprie radici, lasciarsi contagiare dalla ristoratrice lentezza; vuol dire, in poche parole, sentirsi a casa.

I Siciliani forse non conoscono il Mal d’Africa, ma riconoscono i sintomi del Mal di Sicilia.

Potranno viaggiare per mari e monti, potranno criticarla, potranno odiarla, potranno disprezzarla e abbandonarla in un momento di disperazione. Potranno fuggirla con la ragione, ma la notte, quando la mente lascia spazio al sentimento, ovunque essi si trovino, chiuderanno gli occhi tributando l’ultimo pensiero d’amore sempre e solo a lei: la fiera, incantevole, calda e mistica Sicilia, “la verde isola Trinacria, dove pasce il gregge del sole“.
Alessandra Brafa
Mariantonietta
Che dire! Una descrizione della nostra SICILIA così veritiera e colma di sentimento che ha fatto palpitare il mio cuore! GRAZIE!
Maurizio Piccinetti
Alessandra hai una notevolissima capacità di “disegnare” la relazione con il tuo ambiente. Questa capacità valorizza te stessa e il tuo stupendo territorio, la Sicilia. Noi che abbiamo la fortuna di leggere il tuo pensiero che scrivi ti ringraziamo ?
CarmelaAllegretti
Ti tocca l’anima