
Dalla Domenica delle Palme a quella di Pasqua sono tanti i riti religiosi che, nel Sud Est siciliano, accompagnano i fedeli durante la Settimana Santa.
La Pasqua è la festa più importante dell’anno liturgico. Si celebra la passione, la morte e la resurrezione di Cristo che si incarna, assume i peccati dell’uomo e sconfigge la morte. Così, dopo una preparazione quaresimale fatta di digiuno, preghiera e astinenza, si giunge alla settimana detta “santa” perché santi sono i misteri della fede di cui si fa memoria.
Per comprendere il presente bisogna conoscere il passato della tradizione. Basta sfogliare Cosi ri casa nostra, volume edito Armando Siciliano, della studiosa di tradizioni locali, Ignazia Iemmolo Portelli, per affacciarsi alla finestra del tempo, compiere un viaggio e rivivere le suggestioni e il folklore della festa religiosa.
Fino al secolo scorso, durante A Simana Santa, era consuetudine insegnare ai bambini poesie e canti il cui soggetto era la passione di Cristo. Versi e strofe echeggiavano nei giorni di riflessione e commozione che precedevano la grande gioia della Resurrezione. La Domenica delle Palme, giorno in cui si ricorda l’ingresso di Cristo in Gerusalemme, si tiene la Processione delle Palme. Alla fine della celebrazione, le palme finemente lavorate e i ramoscelli d’ulivo vengono benedetti sul sagrato delle chiese e portati a casa, un tempo riposti al capezzale del letto perché – si narra- capaci di preservare dai fulmini l’abitazione.
Il Giovedì Santo, oggi come ieri, nelle chiese si svolge il rito della Lavanda dei piedi, gesto compiuto da Cristo che lavò i piedi ai suoi Apostoli facendo a simboleggiare la sua venuta come servizio per l’umanità. In passato, gli avi consideravano il Venerdì Santo come un giorno di lutto poiché in questa data si ricordava la morte di Cristo. Oggi, invece, la Croce viene considerata gloriosa perché ha permesso, attraverso la morte di Cristo, la salvezza dell’umanità.
Interessante a tal proposito riportare una citazione del testo della Iemmolo Portelli che scrive: “Il Venerdì Santo in segno di lutto le donne non si guardavano allo specchio e non si pettinavano (malaritta chidda trizza, ca ri venniri si ‘ntrizza) ma osservavano il completo digiuno e l’astinenza delle carni”. Fra i momenti religiosi più sentiti, tradizionali e suggestivi di questa giornata figurava e figura ancora la Processione dei Misteri del Venerdì Santo, un vero atto di fede che da secoli è capace di coinvolgere centinaia di fedeli.
A Rosolini, dopo una solenne funzione con cui si celebra l’adorazione della Croce, alla sera, dal sagrato della Chiesa Madre, inizia la processione: un lungo corteo segue i simulacri, portati a spalla, del Cristo alla Colonna, del Cristo morto (‘u Catalettu) e della Madonna Addolorata. I momenti della processione sono emozionanti, intrisi della sacralità e delle usanze tipiche di una devozione antica. Durante il corteo venivano e vengono cantate delle nenie funebri in dialetto rosolinese che rievocano passaggi della Passione mentre i devoti fanno da coro, rispondendo di volta in volta al canto di dolore.
Anticamente, non tutti lo sanno, la Pasqua iniziava il Sabato Santo a mezzogiorno, non la domenica come avviene oggi: “Lo scampanìo festoso annunciava che Cristo era resuscitato, ogni bambino correva tra le braccia della mamma affinché gli facesse i crisci ranni, ossia lo lanciasse per aria, come augurio di crescere e diventare grande”. La sera del Sabato Santo oggi si fa la veglia pasquale con la Messa di Mezzanotte per celebrare la Resurrezione di Cristo, che culmina con la grande festa del mattino seguente. La Domenica di Pasqua, a mezzogiorno, la gente si riversa in Piazza Garibaldi per assistere A Paci, l’incontro gioioso di Gesù Risorto con Maria.
La Statua della Madonna è coperta da un manto nero; non appena intravede il simulacro raffigurante Gesù Risorto, i portatori sfilano il velo e corrono incontro alla Statua del Cristo. Al centro della piazza le due Statue si incontrano a suon di salve e mortaretti sparati in aria. Un lungo applauso accompagna il momento in cui i due simulacri si abbracciano simbolicamente, benedicono la folla col segno della Croce, fanno il giro della Piazza e, ricongiunti, vengono riportati in Chiesa. Solo dopo aver assistito alla Paci ci si congeda dal luogo d’incontro per raggiungere parenti e amici con cui gustare il lauto pranzo del giorno di festa.