Sono tre i bisogni fondamentali con cui nasciamo, cresciamo e viviamo. E, ironia della sorte, condividono la stessa iniziale: la lettera C.

Ogni essere umano ha bisogno di cibo, calore e coccole. Una teoria che ho fatto mia, di cui divulgatore e ambasciatore è stato l’indimenticato e indimenticabile prof. Pietro Petriglieri. Neuropsichiatra e psicoterapeuta, professore dell’Università degli Studi di Catania, autore di numerose pubblicazioni, specialista in malattia nervose e mentali, attivo durante tutta la sua vita nel sociale: difficile condensare in poche righe la biografia di un sommo professionista, ma prima ancora di un figlio illustre di Rosolini. La città natìa da cui non tagliò mai il cordone ombelicale e che gli tributò il giusto riconoscimento conferendogli nell’agosto 2016 il Premio Carrubo d’Oro, esattamente a un mese dalla sua prematura e inattesa dipartita.

In quell’anno, il Professore, quasi come se sentisse l’inesorabilità del tempo che scorre e volesse riempire gli spazi ancora vuoti della nostra conoscenza, tenne diversi incontri tra la sua gente. Ogni dialogo personale e pubblico con lui si è sempre trasformato in un momento di confronto, di accoglimento, di crescita. Ogni conversazione, in maniera naturale, ha richiesto di assumere la posizione di un ascolto attento del racconto ordinario, tra vita e scienza, di una persona straordinaria. Un racconto che avremmo voluto non si interrompesse perché condotto da un infaticabile specialista che ha incarnato esperienza, sapienza e saggezza, con quella dose di ironia e umanità con cui ha compreso e aiutato gli altri a risolversi, permettendo loro di trovare dentro di sé gli strumenti per cercare, in autonomia, la direzione e il senso.

Nei tre minuti che vedrete, ripresi durante il penultimo incontro tenuto in una gremita Sala Cartia a Palazzo di Città, e che di seguito ho trascritto, l’illustre concittadino parla della “formula magica delle 3 C= K” per ritrovare il benessere, affrontando anche l’argomento della morte con quella chiarezza e semplicità espositiva che oggi manca e che lo ha sempre contraddistinto.

Il discorso del prof. Petriglieri
Il ciclo della vita e la formula magica delle 3 C, i tre bisogni fondamentali con i quali nasciamo e viviamo per tutta la vita, fino all’ultmo respiro : un po’ di cibo, un ambiente confortevole, ovvero il calore, e tante coccole. La 3 c di cui siamo spesso caretnei e crediamo tante volte di compesnsrle con ila prima C. Il cibo può essere usato per nutrirsi o come surrogato per altre carenze. Il surrogato non soddisfa mai il bisogno genuino : uno per quanto si possa abbuffare non può compensare la carenza di carezze. Le carezze di un neonato sono di un tipo, a 20 anni sono di un altro tipo, a 50, 70, 80, anche a 100 anni cambiano ma ne abbiamo bisogno fino all’ultimo momento della nostra vita. […] Noi abbiamo paura. Noi non abbiamo fatto i conti con il fatto che la vita ha un limite: la fine della vita è la morte, non è l’ant-ivita. La morte è la fine naturale della vita. Così come qualsiasi spettacolo, per quanto bello, finisce, lo stesso avviene per la vita. Se lo spettacolo è bello, anche l’ultima scena sarà bella. Se lo spettacolo è brutto, anche l’ultima scena sarà brutta. Alcune ultime scene sono tragiche perché tutto lo svolgersi della commedia, del dramma, è stato brutto“.


La vita del professore, che è stata meravigliosa, ha reso migliore anche la nostra, come nella più scientifica e verificata applicazione del principio dei vasi comunicanti. La sua lezione andrebbe condivisa perché se le carenze del corpo proviamo a sopperirle con gli integratori, altre più insidiose perché invisibili vanno colmate con le parole. Parole che si fanno luce come antidoto all’odierna cecità; parole che si fanno carne e permettono di alimentare lo spirito; parole che si fanno presenza confortandoci nell’affanno quotidiano e che perciò salvano, permettendoci di compiere quel passo avanti nella ricerca di nuove piccole consapevolezze che ci conducono a grandi rivelazioni da scorgere una volta saltato lo steccato. Più in là.

CIBO, CALORE E COCCOLEProfessore, ovunque lei sia, le giunga tutta la mia più sincera stima e il mio imperituro affetto!Nel giorno in cui il prof. Pietro Petriglieri avrebbe compiuto 78 anni, voglio ricordarlo così, con uno spezzone del suo penultimo intervento a Rosolini. Nei tre minuti che vedrete il nostro illustre e amato concittadino, Carrubo d'oro 2016, scomparso lo scorso settembre, parla della formula magica delle 3 C= K e affronta l'argormento della morte con quella chiarezza e semplicià che oggi tanto ci manca. "Noi abbiamo paura. Noi non abbiamo fatto i conti con il fatto che la vita ha un limite: la fine della vita è la morte, non è l'antivita. La morte è la fine naturale della vita. Così come qualsiasi spettacolo, per quanto bello, finisce, lo stesso avviene per la vita. Se lo spettacolo è bello, anche l'ultima scena sarà bella. Se lo spettacolo è brutto, anche l'ultima scena sarà brutta. Alcune ultime scene sono tragiche perché tutto lo svolgersi della commedia, del dramma, è stato brutto".La sua vita è stata meravigliosa e la sua presenza ha reso migliore la nostra. Auguri, Pietro! Arrivederci e un abbraccio che arrivi fin lassù.Ale

Pubblicato da Alessandra Brafa su Mercoledì 15 febbraio 2017

Ancora una volta grazie, Professore.

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