
“Battiato per Noto: con amore e tanta amarezza“. Titolava così uno dei numerosi articoli che raccontarono la strabiliante impresa del cantautore siciliano di suonare per la città di Noto, ferita dal crollo della cattedrale.
Sono passati esattamente 25 anni da quel 18 maggio del 1996, data del concerto promosso dalla Adn-Kronos, e trasmesso il successivo 7 giugno su Rai1, con l’intento di raccogliere fondi necessari alla ricostruzione della Cattedrale. Battiato non era di Noto ma era siciliano e questo bastò, come figlio dell’isola, per prendersi cura anche di ciò che andava oltre il suo giardino di Milo.
Ecco perché “L’Effetto Noto”, il miracolo dello sviluppo sostenibile che ha portato la città alla ribalta e che ha come immagine simbolo la storica manifestazione che richiama migliaia di visitatori dal mondo, l’Infiorata, è merito anche del filosofo del pop, genio della contaminazione, del musicista-poeta raffinato e colto che ha toccato nel profondo l’animo umano.

Corrado Bonfanti Sindaco di Noto – Ig Comune di Noto
Se una prima, embrionale data di riferimento della parabola felice del “giardino di pietra“, per usare la celebre citazione di Cesare Brandi, è sicuramente il 1991, quando la città viene indicata come capitale Europea del Barocco, l’attenzione che determinerà l’inserimento a pieno titolo della città nei circuiti turistici, comincia dopo il crollo della cupola della Cattedrale, avvenuto il 13 marzo del 1996. Ingenti furono i danni strutturali di quella catastrofe: vennero giù i quattro pilastri ed il pilone della navata destra, l’intera copertura della navata centrale e di quella destra, i due terzi del tamburo con la sovrastante cupola e l’intera lanterna, nonché la copertura del braccio destro del transetto. Il tempio della cristianità verrà riaperto solo il 18 giugno del 2007, con la direzione dei lavori affidata all’arch. Salvatore Tringali e all’ing. Roberto De Benedictis.
Riamane indelebile nella memoria collettiva il concerto del 18 maggio del 1996, tenuto da Franco Battiato e dal filosofo e amico Manlio Sgalambro: entrambi si esibirono sul sagrato del Santissimo Salvatore per il concerto-evento “Musica per la ricostruzione”, in favore del gioiello rimasto sfregiato, eccelsa opera settecentesca degli architetti Sinatra e Gagliardi. Quella data segnò l’inizio della raccolta internazionale di fondi lanciata affinché la Cattedrale non venisse dimenticata e ritornasse agli antichi splendori, ma fu anche l’inizio di una riflessione ben più profonda. Alcuni tra i più grandi intellettuali italiani del tempo firmarono l’appello- manifesto di cui Battiato fu l’ideatore, tra questi Giuseppe Tornatore, Franco Zeffirelli, Gesualdo Bufalino, Paolo Portoghesi, Pierluigi Nervi, Vincenzo Consolo, Franco Cardini e Elvira Sellerio.

C’è, inoltre, da aggiungere che in quel periodo storico che neppure immaginava la nascita e il successo venturo dei social network, gli inviati delle grandi testate internazionali, con foto e riprese, non si limitarono alla narrazione della serata nella cittadina siciliana, ma allargarono descrizioni ed approfondimenti al contesto circostante, all’atmosfera che si respirava (e respira) in uno spazio fuori dal tempo, dove a pochi metri gli uni dagli altri dialogano ancora oggi, ergendosi maestosi, il Palazzo di Città, il Teatro Comunale ed il corso che conduce in via Nicolaci.
Se dalla notizia della dipartita del Maestro il mondo è un posto più vuoto e unanime sono il cordoglio e il saluto all’uomo resosi immortale attraverso l’arte sperimentata in tutte le sue forme, Noto e la comunità netina hanno, e non tutti lo sanno, un motivo (e un debito) in più per manifestare un profondo sentimento di gratitudine a Franco Battiato. Il suo ricordo resterà indelebile nei secoli, così come la sua capacità visionaria di andare oltre il battuto, oltre la parola detta, in una ricerca sempre nuova di linguaggi ed emozioni da tradurre e spiegare con la musica, con i gesti ma anche col silenzio capace anch’esso, con forza disarmante, di comunicare la grandezza e le infinite possibilità del genere umano.
Alessandra Brafa
Foto copertina Ansa