Il paesaggio del sud est siciliano è caratterizzato da interminabili file di muri a secco e da piante di fichi d’India che, talvolta, conquistano il ciglio della strada.

Il fico d’India è una pianta succulenta, originaria del Messico: gli Aztechi la consideravano una pianta sacra a cui attribuivano forti valori simbolici. Una pianta possente e, per certi versi, resiliente, che persiste e resiste, che non teme il caldo e sopporta il freddo, ma soprattutto, senza necessitare particolari attenzioni da parte dell’uomo, produce, elargisce, offre frutti che sono veri e propri elisir di salute.

Buoni da mangiare, ideali per chiudere un pasto, i fichi d’India si prestano anche a ottime marmellate, mostarde e dolci e sono sempre più fonte di interesse in ambito fitoterapico e cosmetico, oltre che alimentare.

La “scozzolatura”, cioè il taglio dei fiori della prima fioritura, avviene in genere tra maggio e giugno. Questo processo consente di ottenere una seconda fioritura, più abbondante, con una maturazione più ritardata in autunno. I frutti che maturano in agosto sono detti agostani, di dimensioni ridotte, nascono dalla germogliata di primavera e hanno un gusto forte e sublime anche per i palati più sofisticati; i tardivi, o bastardoni, invece, sono più grossi e succulenti e sono il risultato di una maturazione posticipata, per questo vengono raccolti tra ottobre e dicembre. Questa seconda varietà ha pochi semi, una pezzatura più grande rispetto agli agostani, molto apprezzati sul mercato.
In Italia, sostanzialmente, si trovano tre tipologie di fico d’India, che differiscono per la colorazione del frutto: gialla o Sulfarina, bianca o Muscaredda, e rossa o Sanguigna. La forma è anch’essa molto variabile: tondeggianti quelli che maturano prima, dalla forma allungata e peduncolata i tardivi.

I fichi d’India sono ricchi di sostanze antiossidanti, di fibre e vitamine, ma anche minerali, come calcio e fosforo, utili per combattere fatica e stress e migliorare la concentrazione. Le sostanze nutritive contenute nel frutto potenziano le difese dell’organismo e agiscono sulll’umore, favorendo il rigeneramento cellulare e il rilassamento muscolare, specie negli anziani. I semi sono ricchi di lipidi e proteine, mentre la polpa è un concentrato di zuccheri semplici, come glucosio e fruttosio. Non bisogna però eccedere nel consumo di questo frutto prelibato in quanto il fico d’india ha proprietà astringenti, per questo si raccomanda di introdurlo nella dieta ma con moderazione.

Una curiosità è bene proporla: in caso di ferite o piaghe, non tutti lo sanno, si raccomanda di utilizzare la polpa della pala. Il procedimento è semplice: bisogna tagliare la pala per lungo facendo ben attenzione a eliminare le spine. La pala contiene al suo interno uno strato gelatinoso che, applicato su ferite e ulcere cutanee, costituisce un ottimo rimedio antiflogistico, riepitelizzante e cicatrizzante.

Come a dire, del fico d’India – le nonne ci spiegano- non si butta via niente (eccetto le spine). Anzi, è il miglior alleato del corpo e ristora degnamente lo spirito.

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