Ovunque tu vada, ricordati di celebrare la cerimonia dei “piccoli riti quotidiani”.

Quei riti che ti salvano perché ti ricordano chi eri mentre continui a percorrere il cammino che ti porterà a diventare altro da chi sei ora. In questo eterno divenire fatto di certezze che si dissolvono al vento e di punti fermi mobili, ti salvi forse solo se ti aggrappi a quelle abitudini confortanti e corroboranti che sanno sempre di casa. Come il caffè delle tre a casa mia.

Quella tazza al civico 22 non contiene una semplice bevanda bensì sensazioni, emozioni, immagini di una routine che fluiscono e ricompaiono nitidamente alla coscienza. Sorsi di vita che abbiamo consumato, talvolta troppo in fretta, altre distrattamente. Quel caffè sorseggiato senza averne davvero assaporato l’aroma finché, un giorno, all’improvviso, manca.

Il caffè delle tre a casa mia è mamma che si risveglia, sorridendo, dalla pausa pranzo. E’ papà che alza la saracinesca dell’officina. E’ quel profumo che si diffonde nell’aria, accompagnato dal rumore della macchinetta che ti ricorda di berlo prima che diventi freddo perché non hai più tempo da perdere. E’ lì, è venuto, è arrivato, è caldo, è robusto, è sincero, è tuo: è il tempo.

Il tempo che passa ma che si fissa nei ricordi. Il tempo di ricominciare a lavorare. A progettare. A creare. A scrivere. A vivere.
Non importa dove tu sia ora, ovunque tu vada ricordati di ricordare chi eri e chi sei. Ricordati di essere puntuale quando è l’ora di celebrare la cerimonia dei “piccoli riti quotidiani”.

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