
“Verranno tempi migliori… ma intanto teniamo alti i calici”… di Cantina Urbana Milano.
“Verranno tempi migliori… ma intanto teniamo alti i calici”. Inizia con questo augurio la lettera a firma di Michele Rimpici, founder di Cantina Urbana Milano, che ho ricevuto ieri al civico 22 del mio domicilio.
Un messaggio inatteso e carico di speranza, contenuto all’interno di una box nera ed elegante, essenziale e dal design squisitamente italiano. Come squisito è ciò che sta dentro: quattro prodotti della migliore tradizione enogastronomia capace di raccontare l’Italia delle eccellenze, da Nord a Sud, in qualche boccone e 30 cm di cartone.
Non conoscevo Cantina Urbana Milano ma il suo fondatore sì, incontrato in una calda estate siciliana qualche anno fa, durante una vacanza in cui mi sono ritrovata a condividere momenti indimenticabili, prelibatezze palermitane e bollicine con vignerons diventati protagonisti di ricordi sereni e poi contatti virtuali.
Il gesto di Michele non è stato dettato dalla piaggeria perché non nasceva dall’intento di voler influenzare i miei contenuti, quanto piuttosto da quello di risollevare il mio umore. E in un momento storico in cui non potremmo e non potremo ancora per molto sederci a un tavolo, ma siamo chiamati a mantenere le distanze seppur la vicinanza fisica e mentale, è stata sua l’idea di offrirmi un aperitivo a distanza, con la complicità di un corriere.
“L’è on Gran Milan”, si chiama così questo kit composto da un Tranatt Rosso, un salame campagnolo milanese, taralli e olive verdi. Non saprei tradurre letteralmente l’espressione dialettale, quindi mi piace pensare che significhi che questa Milano che non si ferma, che beve responsabilmente e sogna in grande, che si blinda ma continua orgogliosa a brindare, che accoglie e guarisce, deve essere davvero grande, come la sua gente.
Artigianalità e convivialità, tratti distintivi di un brand giovane ma anche le fondamenta di una realtà che oggi rappresenta la prima cantina di produzione vini nella città meneghina e che si avvale di un selezionato network di artigiani del vino e viticoltori. Una cantina, cioè, che produce il vino scegliendo le migliori uve dagli amici del Wine Collective sparsi in tutta Italia, e che da oggi per me si trasforma nel simbolo di quell’Italia unita che, sostenendosi e partendo dalle specificità dei singoli territori, tornerà ad alzare i calici.
Perché, come si legge in chiusura della missiva, adesso è tempo di stare a casa, mantenendo l’appetito di un futuro che saprà di certo ricompensare la nostra attesa.
Stay home, stay foolish! Adesso però vado… che è l’ora dell’aperitivo.